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Lunedì 16 giugno chiude per sempre lo storico reparto Fire di Termoli: lì sono stati prodotti 23 milioni di motori
Con la chiusura definitiva del reparto nello stabilimento Stellantis di Rivolta del Re si conclude un’epoca iniziata nel 1985, quando Gianni Agnelli e Sandro Pertini inaugurarono le linee del Fire. In 35 anni sono stati assemblati 23 milioni di motori, simbolo della Fiat popolare. L’addio al Fire apre uno scenario incerto sul futuro industriale di Termoli, tra la promessa dei nuovi cambi e le ombre sulla Gigafactory.
Lunedì 16 giugno sarà l’ultimo giorno di vita dello storico reparto Fire nello stabilimento Stellantis di Termoli. È ufficiale: il montaggio del motore che ha segnato la storia della Fiat e dell’intero territorio molisano verrà definitivamente smantellato. Lo ha comunicato l’azienda ai sindacati, e la Uilm lo ha annunciato con una nota ai lavoratori. “Si chiude così una pagina importante della nostra storia, un reparto che ha visto passare generazioni di lavoratori, impegno, sudore e orgoglio”.
Un addio che pesa come una pietra sulla memoria industriale della città, perché è qui che nel 1985 venne avviata la produzione del Fire, acronimo di Fully Integrated Robotized Engine. Un motore rivoluzionario per l’epoca, che ha equipaggiato modelli iconici come la Panda, la Uno, la Punto, la Cinquecento. E che ha fatto di Termoli una delle colonne portanti della Fiat: in 35 anni, da quelle linee sono usciti circa 23 milioni di esemplari.
Il debutto fu solenne, alla presenza del presidente della Repubblica Sandro Pertini e dell’avvocato Gianni Agnelli. Da allora, lo stabilimento di Rivolta del Re ha vissuto decenni di piena attività, grazie a un propulsore che rappresentava l’idea di auto accessibile, semplice, affidabile. Una produzione che ha dato lavoro a migliaia di operai (negli anni d’oro erano quasi 4mila, oggi sono ridotti a 1800 e due terzi sono in cassa integrazione e sotto contratto di solidarietà), e che ancora oggi è ricordata con orgoglio da chi ha contribuito a costruirla.
Il Fire è uscito di scena nel maggio 2020, con l’ultima unità montata il 7 maggio. Poi una breve transizione verso i motori FireFly, i nuovi propulsori ibridi destinati a Fiat Panda, Cinquecento e Lancia Y. Ma anche quel ciclo produttivo è ormai al capolinea: da lunedì, anche le ultime attività legate al FireFly cesseranno, lasciando il capannone dell’8 valvole – quello dove tutto è cominciato – vuoto.
Le prospettive, oggi, non sono rosee. Il nuovo cambio ibrido eDCT, la cui produzione dovrebbe iniziare nel 2026, impegnerà circa 300 lavoratori, troppo pochi per riassorbire la manopera che con lo smantellamento anche dei reparti dei cambi. E il progetto della Gigafactory, annunciato come la grande riconversione dello stabilimento, è fermo da quasi un anno. “Si sta allontanando sempre più – denunciano i sindacati – e ad oggi non ci sono nuove produzioni capaci di traghettare il sito oltre il 2030”.
C’è spazio, forse, per qualche attività residuale nei prossimi 30-45 giorni, come segnala la Uilm. Ma la fase è quella del tramonto. “Dopo il rinnovo contrattuale, il nostro impegno è portare nuove produzioni a Termoli per garantire futuro e dignità al territorio”, scrive il sindacato.
Nel frattempo, l’ultimo motore Fire è diventato un simbolo. Alcuni operai lo avevano fotografato e pubblicato sui social nel 2020, come a sigillare la fine di un’epoca. Oggi resta la memoria collettiva di un reparto che ha fatto la storia, e una comunità operaia che guarda al futuro con più domande che certezze.
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