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   Re: 2035 stop alla vendita delle termiche    Vai Giù Vai Su Le News Indice del forum
baranzo Nothing's as it seems!
Luglio 02, 2022, 14:18:42 pm
Global Moderator, V12, 27065 posts
I due pesi e due misure non vanno mai bene (specie se, guardacaso, privilegiano le nicchie piu' benestanti).

Bisogna decidere: o un veicolo di un certo tipo inquina in quanto tale, oppure inquina anche in base ai km percorsi. Se decidiamo che inquina anche secondo i km percorsi (che in effetti sarebbe giusto), allora facciamo circolare liberamente le rarissime Trabant e blocchiamo i supersuv nuovi di alta gamma.
Moltiplicare per 5 il prezzo dei carburanti e problemi risolti.

“La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza.” (G. Orwell, 1984)
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   Re: 2035 stop alla vendita delle termiche    Vai Giù Vai Su Le News Indice del forum
Homer
Luglio 02, 2022, 18:00:05 pm
Staff, V12, 89622 posts
Ma non ho capito una cosa…per stop alla vendita delle termiche si intendono anche phev?

Giorgio (TO, 46, 110, 75, 150)
   Opel Mokka 1.5D Elegance 2022
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   Re: 2035 stop alla vendita delle termiche    Vai Giù Vai Su Le News Indice del forum
Patarix Alessandro
Luglio 02, 2022, 19:01:28 pm
Global Moderator, V12, 12747 posts
Ma non ho capito una cosa…per stop alla vendita delle termiche si intendono anche phev?

Stop benzina e diesel 2035: spiraglio per carburanti sintetici e plug-in

Nella notte tra il 28 e il 29 giugno 2022 il Consiglio dei Ministri dell’Ambiente dei Paesi UE ha raggiunto l’accordo sul piano Fit for 55 per il clima, che prevede di ridurre entro il 2030 le emissioni del 55% rispetto ai livelli del 1990, per poi raggiungere il 100% entro il 2050. Com’è noto, uno dei punti basilari del piano comporta lo stop definitivo alla vendita di nuove auto e furgoni a benzina, diesel e con motori endotermici in genere entro il 2035, con passaggio intermedio nel 2030 (-55% di emissioni di CO2 per le auto e 50% per i veicoli commerciali medi e leggeri).

Lo stop è stato confermato, tuttavia l’accordo tra i ministri dell’ambiente europei contempla tre novità importanti: una verifica futura sulle condizioni di realizzabilità del piano, fissata nel 2026; la possibilità di considerare tecnologie come i carburanti sintetici e l’ibrido plug-in; il blocco degli incentivi statali per le auto a zero e a basse emissioni dal 2030.

STOP BENZINA E DIESEL: NEL 2026 IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
Per quanto riguarda il primo punto, nel 2026 la Commissione europea valuterà i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni del 100% e la necessità di riesaminare tali obiettivi, con particolare riguardo alla sostenibilità sociale, al costo per gli automobilisti e all’impatto sulle aziende del settore. In altri termini tra quattro anni si traccerà un primo bilancio per verificare se la strada intrapresa è quella giusta o se sarà necessario un cambio di rotta, magari solo parziale, in base alle conseguenze che avrà avuto la transizione ecologica su cittadini e imprese. Qualcuno l’ha definita una sorta di exit-strategy qualora l’accelerazione verso le zero emissioni dovesse risultare troppo ‘aggressiva’.

STOP BENZINA E DIESEL: NON SOLO AUTO ELETTRICHE, SPIRAGLIO PER CARBURANTI SINTETICI E PLUG-IN
Ancora più interessante, a nostro parere, l’apertura ai carburanti sintetici e ai motori ibridi plug-in, che di fatto mette per la prima volta in discussione la scelta (fin qui netta) a favore della motorizzazione 100% elettrica. Su richiesta di alcuni Paesi tra cui Germania e Italia, l’accordo prevede infatti di considerare un futuro via libera per l’uso di tecnologie alternative come carburanti sintetici o plug-in hybrid se saranno capaci, nelle loro future evoluzioni, di raggiungere la completa eliminazione delle emissioni di gas serra.

Su questa possibilità si registra però lo scetticismo di un pezzo grosso della nomenclatura UE, il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, secondo cui “i carburanti sintetici non sembrano una possibilità realistica per via dei costi proibitivi” e “le auto ibride a oggi non permettono di conseguire l’obiettivo emissioni zero“. Timmermans ha aggiunto però che se i costruttori da qui alla verifica del 2026 dimostreranno di poter raggiungere tale obiettivo per mezzo di tecnologie alternative all’elettrico, saranno prese in considerazione con mente aperta.

Anche Veronica Aneris, direttrice di Transport & Environment Italia, ha bocciato i carburanti sintetici perché a suo dire “non sono soluzioni adatte né utili per il settore automotive“.


INCENTIVI SOLO FINO AL 2030
In terza battuta è stato deciso lo stop al meccanismo di incentivi normativi per i veicoli ecologici a partire dal 2030. Significa che da quella data il mercato delle vetture green dovrà essere in grado di andare avanti con le proprie forze (come ha deciso per esempio il Regno Unito), senza ‘aiutini’ dallo Stato. Da notare che l’Italia ha messo in piedi un meccanismo di incentivi statali per auto elettriche, ibride e a basse emissioni che arriva proprio al 2030.

Il Consiglio dei Ministri dell’Ambiente dei Paesi UE ha infine confermato la proroga di 5 anni dell’esenzione dagli obblighi di Co2 concessa ai produttori cosiddetti ‘di nicchia’, cioè quelli che realizzano meno di 10.000 veicoli all’anno, fino alla fine del 2035. Proroga di cui beneficeranno in particolare i marchi di lusso italiani.

STOP BENZINA E DIESEL: I PROSSIMI PASSAGGI NORMATIVI
Ovviamente non c’è ancora nulla di concluso perché l’accordo trovato dai ministri dell’ambiente UE è solamente propedeutico all’avvio dei complessi negoziati che inizieranno a breve con il Parlamento europeo e con la Commissione, al fine di trovare un punto d’incontro sui testi legislativi definitivi da presentare successivamente ai vari Stati per la loro adozione nelle normative nazionali. Insomma, è ancora lunga.


Fonte: https://www.sicurauto.it/news/attualita-e-curiosita/stop-benzina-e-diesel-2035-spiraglio-per-carburanti-sintetici-e-plug-in/

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   Re: 2035 stop alla vendita delle termiche    Vai Giù Vai Su Le News Indice del forum
Patarix Alessandro
Luglio 19, 2022, 20:47:33 pm
Global Moderator, V12, 12747 posts
Come si prepara l’Italia per lo stop alle auto termiche dal 2035

Industria e politica fanno il punto sulla transizione nella Penisola in un convegno del PD, tra risorse dall'Europa e "piani organici"

Ancora 13 anni. Poi, salvo ripensamenti dell'Europa, le auto a combustione dovranno dire addio alle concessionarie, sempre che non trovino prima un modo per viaggiare a zero emissioni. Il 2035 è uno spartiacque storico per il settore delle quattro ruote, chiamato alla più grande trasformazione dalla sua nascita, datata oltre un secolo e mezzo fa.

Ma come si sta organizzando l’Italia per presentarsi all’appuntamento? L’interrogativo è stato al centro del convegno “L’auto tra crisi e transizione ecologica”, organizzato dai deputati del Partito democratico per stimolare un confronto fra industria e politica.

Ad alimentare la discussione anche l’analisi presentata nell'occasione dal Centro Studi Promotor, che parla di una produzione italiana calata in 32 anni, dalle quasi 2 milioni di vetture del 1989 alle 442.432 del 2021. E il conto lo sta pagando anche la filiera della componentistica, che nel 2016 registrava 57,2 miliardi di entrate, contro i 44,8 miliardi di fatturato del 2020.


Aiuti dall’Europa
Una delle tante risposte non può che arrivare dalla stessa Europa, impegnata in prima linea per una mobilità a zero emissioni. Ne è convinto Andrea Orlando, che ha tenuto a partecipare all'evento nonostante il terremoto nel Governo. A suo giudizio, “bisognerebbe chiedere delle risorse all’Ue, anche per mettere in moto alcune dinamiche di reshoring”.

Ci sono dei settori – continua il suo intervento – che non soffriranno e non è detto che abbiano interesse a produrre dall’altra parte di un mondo diventato molto più complicato dopo il conflitto in Ucraina”. Servono perciò “forme di incentivi alla rilocalizzazione di alcuni segmenti”.

L’idea è di organizzare “degli Stati generali della transizione ecologica, per capire come si ripartiscono i pesi, quali sono i segmenti della filiera che saranno più in sofferenza e come gli altri segmenti aiutano quei pezzi”.

Orlando sa dunque che il discorso merita una riflessione molto profonda e che limitarsi a chiedere e distribuire risorse senza un piano non basta: “Dobbiamo fare un ragionamento di carattere sistemico, non un ping-pong tra incentivi e scelte di carattere imprenditoriale”. In poche parole, bisogna “coordinare gli investimenti pubblici con quelli privati”.


Ultimo vagone del treno
L’Italia rimane però indietro rispetto al resto del Vecchio Continente. Il quadro della situazione lo riassume Michele Crisci, presidente di Unrae, che ricorda come l’auto elettrica pesi ancora “pochissimo” nel nostro Paese.

Siamo il peggiore dei mercati tra i top europei”, è il confronto con Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. Le colpe? Fra le tante, anche le poche colonnine installate: “Non riusciamo, per esempio, a esprimere un livello di infrastrutturazione che sia comparabile agli altri Stati più avanzati in Europa”.

Fortunatamente le cose stanno cambiando. Ma il discorso va purtroppo oltre le stazioni di ricarica: “Gli incentivi all’elettrico non funzionano perché sono rimaste fuori le aziende”. Ed è un peccato, insiste Crisci, visto che “la transizione è una grandissima opportunità”.

Come portarla avanti? Unrae è "per la neutralità tecnologica, che significa prendere tutte le tecnologie disponibili e fare in modo che siano comprese dal mercato e dal pubblico".


Laboratorio Italia
Un approccio neutrale condiviso da Gianmarco Giorda, direttore generale di Anfia: “Oltre alla mobilità elettrica, che vediamo come la tecnologia del futuro – sostiene –, ci dovrà essere spazio anche per le altre, come i biocombustibili, i carburanti sintetici o l’idrogeno per il motore termico”.

Tra i motivi di questo approccio, il dominio della Cina sulle batterie, che controlla circa l’80% della filiera. Ma una soluzione per Giorda c’è: “È fondamentale portare in Europa e in Italia attività come raffinazione dei metalli, chimica e termica, che poi vengono trasformati in polveri e trasferiti alle gigafactory”.

L’altra strada da percorrere è “un piano di politiche industriali vero per il Paese, con strumenti che dovranno affiancarsi a quelli esistenti, da utilizzare soprattutto per quelle 400-450 aziende che oggi lavorano nel settore del powertrain tradizionale e che tra qualche anno avranno grandi problemi in Europa per gestire i cali di volume”.


Fonte: https://it.motor1.com/news/599193/italia-stop-benzina-diesel-2035/

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