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La Germania trema. Lo scandalo delle tangenti alla Volkswagen rischia di assumere davvero dimensioni inquietanti. Sotto pressione è soprattutto il direttore del personale dell'azienda di Wolfsburg, Peter Hartz, il manager chiamato dal cancelliere Gerhard Schroeder a ridisegnare il mercato del lavoro e il welfare tedesco. Ma a far discutere oggi è l'indiscrezione secondo la quale Klaus Volkert, il dimissionario Presidente del consiglio di fabbrica, avrebbe messo a carico della Volkswagen costi per aerei e hotel sostenuti da una brasiliana a cui è personalmente legato. E non solo: alla misteriosa brasiliana sarebbe stato versato un compenso trimestrale di 20.000 euro, motivato con una collaborazione pubblicitaria per alcuni spot televisivi.
Ieri sera, nel corso di un programma televisivo, "Berlin Direkt", trasmesso dalla rete Zdf, Christian Wulff, il cristiano-democratico Presidente del Land della Bassa Sassonia, maggior azionista della Volkswagen, ha assicurato che sarà fatta presto chiarezza sulle reali dimensioni della corruzione. Senza riguardo per le persone: "Non daremo certificati di candore a nessuno". Un riferimento neanche tanto velato ad Hartz, al carico del quale starebbero emergendo gravi responsabilità. Non solo Helmuth Schuster, l'ex direttore del Personale della Skoda oggi indagato per corruzione e truffa dalla magistratura di Braunschweig per aver estorto denaro ai fornitori, era un suo uomo di fiducia almeno fino al 2001, ma risulterebbero anche delle spese elevatissime e immotivate da lui sostenute con la firma e quindi l'approvazione di Hartz.
Al momento, comunque, le dimissioni del direttore del personale non sono all'ordine del giorno, secondo quanto si è affrettato a rendere noto il Presidente del consiglio di sorveglianza della Volkswagen, Ferdinand Piech.
Attorno ai protagonisti negativi della vicenda - Hartz, Schuster e Volkert - si è però già cominciato a fare terra bruciata. E anche Volkert, fino a venerdì scorso sostenuto pienamente dal suo sindacato, la potente IG Metall, deve oggi registrare una presa di distanza da parte di Bernd Osterloh, il suo successore alla guida del consiglio di fabbrica, il quale gli ha chiesto pubblicamente di aiutare l'azienda a fare piena luce sullo scandalo emerso.
Uno scandalo che ha già provocato le prime urgenti decisioni da parte del top management dell'azienda. Il Presidente, Bernd Pischetsrieder - è quanto riferisce oggi "Handelsblatt" - avrebbe stabilito di congelare la programmata apertura di una fabbrica di automobili in India e di uno stabilimento per il montaggio delle vetture in Angola. I due progetti al centro delle indagini della magistratura tedesca, per le tangenti che Helmuth Schuster avrebbe richiesto ai produttori locali al fine di facilitare "l'assegnazione delle commesse".
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